martedì 30 settembre 2008

le nuove crociate


non tutti leggono il giornale on line, per cui aggiungo al novero i miei 3/4 lettori.
tra le lettere al direttore di repubblica di oggi viene pubblicata la seguente lettera :

"Preg. mo Direttore
l'anno scorso a quarto mese di gravidanza inoltrato, è stata diagnosticata una trisomia 18 a carico del feto, patologia cromosomica incompatibile con la vita (o con una vita che porsa dirsi tale). Pur con il dolore che tale scelta comporta, io e mio marito abbiamo deciso di ricorrere all'aborto terapeutico, manifestando la nostra determinazione al prestigioso ente ospedaliero che aveva seguito il decorso della gravidanza. Con la serenità che appartiene ai giusti, la mia ginecologa mi ha comunicato che non avrebbe effettuato l'intervento, essendo obiettore di coscienza. Ho semplicemente chiesto di poter effettuare l'intervento in quella clinica, indipendentemente dal personale che l'avrebbe compiuto. Mi è stato chiarito che non era possibile perché l'intera struttura era obiettore di coscienza. Quando ho obiettato che ciò non era possibile perché contrario alla legge, disponendo la famosa (famigerata?) L.194/78, art. 9, che. "gli enti ospedalieri sono tenuti in ogni caso ad assicurare l'effettuazione degli interventi di interruzione di gravidanza, anche attraverso la mobilità del personale" sono stata accompagnata all'uscita, con fermezza, scortata da compassionevoli suorine, a conforto della mia anima dannata.
A nulla è servito insistere che non mi trovavo in una struttura privata, confessionale, ma in un ente pubblico che, percependo i soldi dallo Stato, non poteva disattendere le leggi di quello stesso Stato.
Mi sono rivolta a svariate strutture pubbliche romane, ricevendo altrettanti rifiuti, sino a che ho subito l'intervento nell'apposito reparto di un policlinico, in un sottoscala raggiungibile unicamente da una scala antincendio, nell'assoluta desolazione di muri scrostati, tubi a vista, letti di ferro, dove, insieme ad altre 16 ragazze, in sole 4 ore, ho sfilato sul lettino ospedaliero come quarti di manzo in una macelleria sudamericana. Ho denunciato l'operato del primo ospedale alla Procura e al Tribunale del Malato, ma tutto tace. Nessun reato ravvisato o ravvisabile e nemmeno un po' di vergogna. Non ho denunciato il secondo ente, perché non vorrei che qualche zelante paladino, in nome della mia dignità, si affretti a far chiudere uno dei pochi ospedali che, a Roma, effettua aborti legali.
Con profonda stima, i miei saluti. E un'arruffata a Max.
P. S. L'ospedale così "pio" è il Fatebenefratelli dell'Isola Tiberina. Così, magari, mi denunciano per diffamazione e finalmente riusciamo ad incontrarci in un'aula di Tribunale. "

c'è poco da commentare. ma c'è da riflettere. come nel vuoto pneumatico questi delinquenti, queste sanguisughe ( perchè i soldi li prendono da noi, dallo stato...)
si allargano, occupano posizioni e impongono le loro convinzioni vigliaccamente, sulla pelle degli altri. e come a questi sappiamo bene chi tiene bordone e chi spinge per la privatizzazione di ogni servizio pubblico. e chi avrà i soldi andrà dai cucchiai di platino, e chi avrà i soldi non manderà i figli nelle scuole bombardate con il maestro unico, ma li manderà coi figli di silvio alle steineriane. a pagamento. perchè ricordiamoci chi sono questi. sono i padroni, sono gli inquinatori, sono quelli che sul sangue e sudore della gente si arricchisce. incazziamoci,porca miseria.

2 commenti:

kristalle ha detto...

Per la precisione i figli di silvio non sono andati alla Montessori, scuole fondate da una pedagogista che, al di là di pensieri politici, ha avuto il merito di dare uno scrollone alle scuole cattoliche e ha meriti didattici tutt'altro che discutibili, ma hanno frequentato la scuola steineriana, vera scuola di élite, visto gli alti costi che comporta...

Anonimo ha detto...

mi sa che le incaxxature coninueranno numerose di questo passo..