sabato 31 gennaio 2009

Regolare il traffico



In un sussulto degno di una trasmissione pomeridiana di rete4 il ministro batterista, il leghista Maroon Cartoon ha sollevato l'allarme del commercio di organi di bambini.
E' vero !!! questo turpe commercio esiste !!! I bambini vengono rapiti dagli zingari, notoriamente, dopodichè il flusso si divide. Una parte va a clienti ebrei che li sacrificano, avendo bisogno del loro sangue. I protocolli dei Savi di Sion, falsi ma verosimili, sono chiari al riguardo. Una parte viene mandata in cliniche siciliane dove un vile intreccio mafia/primari provvede al ricambio per boss latitanti in crisi epatica. Anche qui bastava leggere il libro di denuncia "la gita a Tindari" di Camilleri. La cosa è comprovata ! Proporrei, a questo punto, di inserirsi per il bene comune in questo traffico; compriamo un centinaio di cervelli e trapiantiamoli al ministro Maroons Cartoons ed altri suoi accoliti di governo. Anche nella peggiore ipotesi di intercettare un cervello AB norme, come quello di Aigor, vedremmo un notevole miglioramento nelle prestazioni cerebrali di questi inetti ! E forse la prossima volta che vogliono predisporre l'animo dei casalinghi col cervello di brillantante all'accettazione di una schedatura di massa delle razze inferiori, pensano ad un happening meno truculento.

martedì 27 gennaio 2009

la muffa nel cervello


Con probabili insediamenti palafitticoli ( la zona era paludosa) Lucca nasce sicuramente Etrusca. Prosegue poi la sua storia come città Romana. Dopo essere stata conquistata dagli Ostrogoti (493) e poi dai Bizantini (552), tra il 568 e il 584 i Longobardi giunsero a Lucca, portando con sè tutta la civiltà loro tipica, avanzata.
Nel 990 termina il dominio Longobardo e Lucca passa sotto i Franchi e poi il marchesato passa sotto il dominio di Firenze. Comune nel XII° Sec. diventa Ducato con Castruccio Castracani nel 1317. Alla sua morte, nel 1369, Lucca diventa Repubblica.Vicende alterne caratterizzano poi la vita di Lucca. Forte presenza di bancari Ebrei, cosmopolita e sede di università. Si arriva al Principato con Napoleone, nei primi anni dell'800 e poi Ducato, con la restaurazione. Nel 1847 entra nel Granducato di Toscana e, nel 1860, diventa Italiana.

Una storia ricca, bella, di cultura, di orgoglio, di apertura e cosmpolitismo.

Oggi. Oggi succede questo :

LUCCA - Lucca dice basta ai ristoranti etnici. Il nuovo regolamento del Comune (guidato da una giunta di centrodestra) per bar locali e ristoranti, licenziato in consiglio comunale giovedì scorso, prevede che, nel centro storico del capoluogo toscano (inteso dentro ai quattro chilometri quadrati delle mura urbane) "al fine di salvaguardare la tradizione culinaria e la tipicità architettonica, strutturale, culturale, storica e di arredo non è ammessa l'attivazione di esercizi di somministrazione, la cui attività svolta sia riconducibile ad etnie diverse". E la norma vale anche in caso di subentro.

L'articolo continua, leggetevelo pure.

Ma mi domando io, è questa la strada che si prospetta a questo nostro paese ? Un museo mal gestito da mafie e potentati, congelato in un latinorum di ritorno, vecchio, incattivito, chiuso ad ogni novità ? Un rugoso paese di egoisti avvolti nelle loro copertine, con le badanti castrate ? Un cul de sac dove estinguersi polverosi e acidi ? Io vedo queste sinergie clericali e fasciste che puntano in questa direzione e poche, pochissime voci che si levano autorevolmente contro questa restaurazione medievale. Ma è quello che ci meritiamo ?

domenica 25 gennaio 2009

Ad ognuno il suo



Non senti' nemmeno lo schianto. Stava guardando il culo di una, attraversando. Se glielo avessero potuto chiedere, quel cazzo di Suv proprio non l'aveva visto nemmeno con la coda dell'occhio. Ad ogni modo ora galleggiava, senza dolore, senza ansia. Era conscio. Conscio di sè anche se non capiva bene nè dove fosse nè cosa stesse accadendo. Ma era come indifferente. Una caligine lo circondava e, forse, avvertiva come una sensazione di movimento verso l'alto ma, senza punti di riferimento, non era sicuro che stesse avvenendo. Ma ad un certo punto la caligine comincio' a rarefarsi, ed una luce più forte si fece strada nei suoi occhi, fino a sbucare in una sorta di pianoro grigio chiaro e , a pochi passi, una collina. Si accorse a quel punto di poter camminare e, senza sapere nemmeno perchè, si avviò verso quella collina, unico ostacolo che gli impediva di spaziare attorno a sé lo sguardo.

Senza fatica raggiunse la sommità. Ed uno strano spettacolo gli si paro' davanti. UN lungo muro, di quelli fatti a lastre di cemento, un pò sbreccato, muffoso, era davanti a lui e si perdeva all'infinito alla sua destra ed alla sua sinistra. Di fronte un portone, semiaperto. Un portone alto, di un colore indefinito, con dei batacchi grossi, tondi, di ottone annerito. Un portone come quelli che possiamo vedere in quei palazzi ottocenteschi nei centri storici. Era socchiuso ed una figura sedeva di fronte. Si avvicinò e vide che era una sorta di portiere, col berretto a visiera ma, come vestito, aveva un camicione, una sorta di jallabia un po' sdrucita e delle ciabatte da grande magazzino spuntavano da sotto il tavolino. Leggeva uno di quei giornali gratuiti della stazione ferroviaria, con una sigaretta pendula all'angolo della bocca. Non aveva un bell'aspetto. La barba ispida incorniciava un viso cascante, con le guance iniettate di capillari e gli occhi strizzati dietro degli occhiali bifocali. Perplesso si avvicinò a questa persona che, girato il viso verso di lui, abbassò il giornale, guardandolo.
-Buongiorno - disse.
-Buongiorno a lei - rispose il portiere.
-Salve, mi scusi, non so bene cosa mi sia capitato nè dove sia adesso. Sono un po' confuso, potrebbe aiutarmi ?
-Beh, certo che posso. Son qui apposta. Ecco, vede - proseguì - la prenda con calma, tanto oramai non c'è da farci niente, ma evidentemente lei è morto.
-Morto ??
-Eh, si, altrimento non credo proprio che sarebbe qua. Ma aspetti, mi faccia vedere, controllo, lei si chiama ?
Molto interdetto da questa notizia che era si sconvolgente ma poi nemmeno stranamente inattesa, come se una parte di lui lo sapesse, rispose :
-Ferretti, Simone. Nato a Campi Bisenzio il 12 Ottobre del 1957.
-Il portiere scopri' una specie di computer, un cosone col monitor verde, non piatto, tipo un vecchio IBM, premendo i tasti nemmeno troppo velocemente.
-Ecco, si, è lei. Infatti più o meno sarebbe dovuto arrivare adesso. Prego, si accomodi. Faccia una firmetta e mi segua.
Simone firmò accanto al suo nome, su una sorta di libro, con una bic nera, senza il tappino e chiaramente mordicchiata, e seguì il portiere che nel frattempo si era alzato, stirandosi il camicione e gettando la sigaretta lontano.
-Salve, io sono Petros Kuciukian - e gli porse la mano.
Simone la strinse e gli si mise accanto. Si avvicinarono al portone socchiuso
che Petros aprì senza difficoltà, inoltrandosi poi all'interno del misterioso recinto. Come per un tacito accordo camminarono silenziosi,quasi raccogliendo ognuno i suoi pensieri; l'uno per formulare le domande, l'altro per preparare delle risposte. Nel frattempo Simone si girava intorno. Nell'aria cera una musica, una specie di musichetta da ascensori, o da supermercati. Una nenia simil pop, quasi jazz. Attorno a se cominciava a distinguere sagome umane, persone come lui che si aggiravano in un paesaggio con alberelli, panchine di ferro, qualche altalena.
Tutti quelli che incrociava lo salutavano, sorridendo, in italiano.
Alla fine si decise e, rivoltosi al suo accompagnatore, chiese :
-Scusi, Petros, ma dov'è che siamo, esattamente ?
-Beh, mi sembra chiaro. Siamo in paradiso - rispose allora il portiere.
-In paradiso ? Sicchè è questo, il paradiso ? Io me l'ero sempre immaginato diverso anzi, a dir la verità, me l'ero immaginato come ce lo avevano descritto per centinaia di anni ! Spiriti divini, musiche celestiali, una luce dorata soffusa, fragranze di fiori. Qua sento al massimo un vago sentore di arbre magique al cocco !
-Si, capisco - disse Petros - da qualche anno è sempre questa la reazione delle persone che accolgo. Ed in fondo lei ha anche ragione. In effetti il paradiso di cui lei parla esiste. Un paradiso con un cancello dorato che si perde nell'infinità del cielo, un paesaggio dolce, pieno di fiori, di erba fresca, ruscelli limpidi dove le anime passeggiano parlano ed incontrando gli spirti migliori dell'umanità e accrescendo la propria beatitudine, osservando rapiti il volto del nostro Signore.
Ah, a proposito, l'avverto che il volto ecc ecc qua lo vediamo in replica il giovedì sera, e c'è anche qualche interruzione pubblicitaria. per il resto se vuole c'è un abbonamento a Cielo, una sorta di TV digitale.
-Ma come ? - sbottò il buon Simone - e questo paradiso ? dov'è finito ?
-Esiste sempre ma, vede.... una cortesia, lei si è accorto che tutti quelli che incontriamo sono italiani, e suoi coevi ?
-Si, effettivamente, ora che me lo fa notare, è vero.
-Dicevo, mi scusi, per farle capire una cosa che poi le apparirà chiara. Questo è si UN paradiso. Ma un paradiso, come dire... low cost. Un discount del paradiso.
-Come ??? un discount ??? ma... ma... - balbettò sorpreso il povero Simone.
-Eh, si. Ma, mi scusi, lei viene dall'Italia del 2009 ?
-Si
-Bene. Ora, faccia mente locale. L'economia, la politica, la cultura, la scuola, la sanità, la sicurezza, la giustizia, le sembravano pienamente operative ? le sembravano al meglio ?
-Oddio, in effetti...
-Ecco. Mi spiego. Avete ministri come Brunetta, Gasparri, la Gelmini. Non parliamo del primo ministro. E l'opposizione ? ne vogliamo parlare ? Il lavoro è precario, i contratti sono cocopro, 3 o 4 regioni sono in mano alle mafie, appena cadono due gocce d'acqua sono frane e smottamenti. I pensionti vanno a frugare nei cassonetti. I negozi sono deserti, le uniche cose che tirano sono appunto gli hard discount che, nulla da dire, ma non sono proprio come quegli sfavillanti shopping center... no ?
-Hem, come darle torto ?
-E quindi, siccome in cielo cosi' in terra e viceversa, è da qualche anno che la maggior parte degli italiani quando passano a miglior vita si ritrovano qua. Del resto, sin dall'arrivo, uno dovrebbe capirlo. Le sembro san Pietro, per caso ?
Io sono un povero emigrato armeno, a Roma facevo il portiere in un caseggiato popolare, e questo, il fatto che mi chiamassi Pietro, qualche conoscenza, han fatto si che potessi avere questo posto.
Ammutolito Simone girava intorno lo sguardo, rendendosi conto appieno del sottile squallore che permeava quel posto. Un senso di abbandono, di luce da neon esausto.
-Quindi,mi faccia capire, nel caso in cui dovessimo migliorare, come paese...
se riuscissimo a riacquistare credito, credibilità, se ce la facessimo a rialzare la testa, a investire nele nostre bellezze, nella nostra creatività, nella fantasia, in quelle cose piacevoli che ci han fatto conoscere in tutto il mondo e che ora abbiamo dimenticato, abbandonato, per seguire sogni inesistenti, fortune facili, culi e tette televisivi, calciatori prezzolati... dicevo, se ce la facessimo allora di conseguenza anche qua le cose cambierebbero ?
-Beh, teoricamente si - disse Petros - ma io ho sentito mio cugino, che lavora in un ufficio ai piani superiori. Non prevedono cambiamenti. Sono un pò sfiduciati, non vedono nessun appiglio, per voi. Ci vogliono un'anima, una coscienza, una dignità che paiono perse. Non basta l'economia. Quando questa c'era e il sistema tirava, si è preferito scialacquare tutto in capitalizzazioni effimere, senza investire. Si è lasciato andare l'educazione, la preparazione, la cultura. Si è depredato il territorio con milioni di metri cubi di seconde case sfitte, ci si è arricchiti ignorando ogni norma etica, ecologica. Le industrie hanno avvelenato tutto con la complicità della camorra, uccidendo la salute delle persone. E nessuno, finchè ci sono state briciole da leccare, si è ribellato. Ed ora tutto si è esaurito, siete allo sbando. Una nazione di poveri, di miserabili, che invecchiate fra le vestigia incolte di un passato dimenticato. E questo è il vostro paradiso, ormai. Un posto grigio, dove trascorrere l'eternità.
Chino il capo, Simone si mise a riflettere. Non riusciva a trovare nulla da controbattere. E continuo' a camminare accanto al suo anfitrione, inoltrandosi in quello spazio stanco, informe.

sabato 24 gennaio 2009

L'Arte va premiata !



Càpito oggi pomeriggio in ricercato abbiocco proprio del sabato pomeriggio, dopo fatta la spesa, su un programma in genere prodromo di solenni ronfate. televendita su canale privato di quadri, dipinti, sculture e ciarpame vario, condotto da un ciarliero willy qualcosa, figlio di televenditore, linguaggio ricercato, interlocutori coniugati alla terza persona plurale. se LORO vorranno, se LORO vedranno. perfetto per un tiepido scivolare divanesco nei sogni monocromatici di un aprés midi prefestivo. ma mentre introduce il telespettatore alle meraviglie del crostame contemporaneo, sicuro investimento per il futuro, mi cade l'occhio su un oggetto al muro. un rettangolo con due strisce più scure e tre punti, posti a triangolo, il vertice in basso. e mi dico : sobrio, il crostone. passano pochissimi secondi quanto il linguacciuto damerino fa, evidentemente rivolto ad un assistente fuori inquadratura : "scusa mi togli questo tafanario" (culo, per chi non lo sapesse; tafanario significa culo) alludendo al rettangolo di cui sopra.
evidentemente è un supporto dove appendere i quadri. e poi aggiunge con disprezzo, a mezza bocca : "sembra un quadro..." con ciò volendo dire che puo' distogliere, confondere l'attenzione. e non si rende conto. non realizza quello che ha detto e ciò che implica. durante l'esposizione di moderne opere d'arte un pezzo di legno appiccicato al muro PUO' ESSERE SCAMBIATO PER UN QUADRO ! e chissà, magari anche venduto con buon ricavo, basta trovare un morto di fame disposto ad attribuirsene la paternità. ma in che mani siamo ? ma in diecimila anni di storia dell'arte, quando mai è stato possibile che un pezzo di legno potesse essere scambiato per un quadro ?

martedì 20 gennaio 2009

Un genio



Scritto da Vamba (alias Luigi Bertelli, autore di Gianburrasca)nel 1897 in occasione della visita in italia del re del Siam, Chulalongkorn-Paramindo

Tutti insiem noi siam Siamesi
perché nati siam nel Siàm.
Sia per anni ovver sia mesi
tutti quanti nel Siàm stiam.
Siamo insieme e siam Siamesi
perché nati nel Siàm siam.

Paramindo l'Indo-Cina
per impèro ha nelle man,
ma il gran giorno si avvicina
ch'ei, sovran sovra i sovran,
mirerà, la China china
inchinarglisi man man.

Se in battaglia s'accapiglia
Paramindo par un mondo;
Paramindo para piglia,
Paramindo mira a fondo.
Sia battaglia sia bottiglia
va giocando ognor giocondo.

Paramindo impara pure
il politico raggiro
e per l'epoche future
dell'Oriente orienta il giro.
Ei non puro pare, eppure
Paramindo è per Epiro.

Se un incendio a un tratto mira,
egli a spegner si prepara
né alla pira si ritira,
ma piuttosto si ripara.
Paramindo para pira,
Paramindo pira para.

Fa i miracoli. Ad un fabbro
che giaceva in una landa
con la lebbra a libbre al labbro
il re fece una lavanda
e tornò color cinabbro.
Paramindo mondo manda.

Paramindo mirapando
mira al pando e para il mindo,
ma però rapamirando
pari pari tira il pindo
e miraparaparindo
viva il Paratamarindo!

venerdì 16 gennaio 2009

Mass-Tribe



come ormai 5 milioni di italiani e 150 milioni di esseri umani, da un pò di tempo mi sono iscritto a Facebook. poco fa ho letto on line un articolo in cui se ne parla. e leggendo l'articolo ho avuto un flash. si, siamo 5 milioni. si sono un pixel perso nello schermo. ma ci sono. ci sono io le mie foto i miei gruppi i miei amici i commenti; una mia rete personale E' in facebook. io ne sono parte. e questo è l'unico modo, per me, tramite il quale si puo' antropomorfizzare e rendere a nostra misura un fenomeno quasi mistico e metafisico come il web. sapere le proporzioni non diminuisce l'impatto emotivo di un senso non solo di appartenenza ma di co-costruzione strutturale. FB ha dalla sua questo straordinario potenziale, quello dove più approfondisci e più sveli agli altri ma anche a te stesso chi e cosa sei, ritagliandoti uno spazio sociale definendoti coi gusti, gli interessi, i commenti. FB è ottimo, contro l'alienazione, se ovviamente si riesce a mantenere un equilibrio , come per tutto. ma, ecco, fa effetto leggere di una cosa e pensare : lì ci sono anch'io. è potente. certo, c'è una massa di cazzate, ma come dappertutto: orpelli, gadget, stronzatine che all'inizio magari ti intrigano ma che poi ti rendi conto siano cose tralasciabili. io non so che futuro possano avere questi fenomeni di cosiddetto social network, non so se siano i guizzi e i rantoli di una civiltà al tramonto, sempre più onirica, irreale, virtuale. non so se andiamo verso delle rovine coperte di edera o su città sintetiche in orbita geostazionaria. ma noto una fame di definirsi, una ricerca per capire noi chi siamo rispetto al resto, quale casella occupiamo. insomma, i cari vecchi domandoni di sempre. ma digitali, stavolta.

giovedì 15 gennaio 2009

Santo dopo, please.


l'altra sera capito su rai3 e mi imbatto in fabiofazio sempre più chierico laico, sempre più ecumenico, con davanti il renzopiano geometra de luxe che parlano, parlano, parlano. si capisce subito che parlano di de andrè, ed è tutto un carrugio una creuza, ma le pietre ah le pietre le strade strette che scendono al mare il mare le pietre le strade la sardegna le pietre il mare e le puttane.... eccheccazzo... cambio canale. 5 minuti dopo ripasso .. ED ERANO SEMPRE LI !! e via di strade di pietre strette con le puttane al mare della sardegna di pietra !! dopo ripasso ancora e inciampo nel lucio dagliela che per fortuna ora mi sfugge quale canzone di de andrè stesse barbaramente scannando. basta. insopportabile questo processo di beatificazione laica. ma possibile che i mangiapreti ( come si presume debbano essere i più accaniti esegeti del buon fabrizio ) abbiano questo disperato bisogno dei santini ? si assiste cosi' a questo cortocircuito. da una parte quelli che a suo tempo hanno accolto nell'empireo dei poeti il povero gaber, già devastato da una moglie impresentabile, riducendolo ad una icona italiota e qualunquista (cos'è la destra, cos'è la sinistra ?? ma dove siamo ? in un film di alberto sordi ??)dall'altra quelli che cantano "sparagli piero sparagli ora" sui pullman per la manifestazione o per andare alla festa dell'unità sulla neve, alla ricerca della statuina da "venite adoremus" di un presepe sbattezzato.
questa saturazione mediatica che confluisce da due opposte direzioni, satura la scatola catodica di queste processioni di chierici giaculatori boroboroboroboroeratantobravoeratantobravoboroboroboroboro e con le 300 radio collegate la madonna dorighezzi che presenzia peggio di gino strada alle stimmate canore perpetrate da gente che sul palco senza la rabbia e la poesia e la sfrontatezza si spaparanza sui pentagrammi sghembi e le rime scalene di un genio ritroso. ecco, questo mi dà più noia. che una persona si di spettacolo ma che dell'invisibilità aveva fatto la sua cifra, che pur pubblicando un capolavoro di musica world come creuza de mà, lodato dai massimi sistemi di chi nel mondo le cose le capisce(e mi riferisco al peter gabriel animatore da decenni del womad)non è andato in giro a pavoneggiarsi e a smignottare col cd in bocca per tv e gazzette,che questa persona insomma venga sbattuta per ogni dove con un pudore tarocco, più osceno in quanto pretesco. chi per farlo rientrare nei ranghi dei padri nobili e quindi castrarlo nella fissità di un mito, e chi per questa spasmodica ricerca appunto della propria legittimazione mandando avanti i labari col palio del cantautore. povero fabrizio, lui così elitario, scontroso, riservato. uno che giustificava i propri rapitori ! uno con le palle, che ha si rubacchiato al povero brel, ma che si è sempre assunto le sue responsabilità e che non ha mai minimamente fatto mezzo passo indietro sui propri principi. mai ruffiano, mai piacione, sempre un filino antipatico e mai mai mai popolare. perchè il popolo puzza, e lui la faccia schifata ce l'ha sempre avuta. ascoltiamolo. è questo che dobbiamo fare, ascoltarlo con attenzione. ogni volta che ci va, ogni volta che ci capita. io credo sia questo quello che un cantante vorrebbe. che lo ascoltasssimo e basta.

lunedì 12 gennaio 2009

Pollock mi fa una pippack



leggo on line una notizia che è mezza informazione e mezza marchetta. hanno inzuppato le gomme di una macchina con la vernice e poi l'han fatta sgommare su una superficie enorme. pubblicità. ok ma la cosa come viene definita ? "Niente pennello ma una nuovisima Bmw Z4 con le gomme intinte nella vernice per dipingere una moderna opera d'arte in un gigantesco stadio".

ora, mi sfugge qualcosa.

opera d'arte ?

ho sopportato quelli che dipingevano con la bocca, coi piedi, con il pisello, con le chiappe, gli elefanti, i cani, le scimmie, i paguri del borneo.

basta. non ci prendete più per il culo. non è possibile che inventare un modo bislacco per trasferire del pigmento su una superficie corrisponda a fare un'opera d'arte... vi prego. e allora un avviso ai miei 2 lettori maschi. la prossima volte che pisciate sulla neve scrivendo il vostro nome, tenete a portata di mano un camion frigo. mettete tutto poi in una teca con elio liquido e fatela esporre al Moma o, in subordine, su elefante tv. uno stronzo di parrucchiere autodefinitosi critico lo trovate. ed il pennello, spero per voi, non vi si consumerà mai. almeno per pisciare.