giovedì 17 marzo 2011

martedì 8 marzo 2011

Oggi, 8 marzo...


"Secondo i dati del World Economic Forum (2010) l’Italia al femminile è disastrosamente, tragicamente arretrata. Le donne italiane sono all’ 87esimo posto nel mondo per la partecipazione al lavoro retribuito; al 121esimo in fatto di eguaglianza retributiva; al 97esimo per la presenza in posti di responsabilità amministrativa e di comando; al 74esimo nel trattamento generale delle donne, dietro Vietnam. Colombia e Perù."

Io ci speravo, anni fa, che le donne potessero essere le protagoniste di una rinascita progressista. Non tanto per una ipotetica superiorità femminile, cui sinceramente non ho mai creduto (così come del resto non ho mai creduto ad una superiorità maschile), quanto per l'incazzatura derivante dalla sedimentazione di centinaia di anni di soprusi e per una acquisita coscienza dei propri diritti.

Invece sono anni, e tanti ormai, che vedo rientrare nell’alveo di un formalismo sessista gran parte dell’universo femminile. Le donne per prime accettano di essere incasellate in un certo modo.

Hanno ceduto a canoni estetici pre-rivoluzione sessuale, oggi siamo addirittura alla rivalutazione del meretricio come modo per fare carriera, o conquistare un posticino al sole.

Non si vede da nessuna parte un minimo accenno al boicottaggio di merce che usa ogni riferimento alla donna come veicolo sessuale di pulsioni mercantili.

Io speravo che ci avrebbero spazzati via come foglie morte, ma evidentemente noi maschietti siamo stati così abili nel propagandare l’immagine di un maschio in crisi, fragile, debole, sensibile, aduso anche lui alla depilazione, fisica e mentale, che almeno come immagine percepita sembra che così ridotto sia meno prevaricatore, minaccioso, violento, e non attaccati al mantenimento delle nostre prerogative, dei nostri privilegi.

Probabilmente sta vincendo la visione per cui, svuotati da ogni essenza, esistiamo socialmente solo rivestendo un ruolo apparente, come proiezione di ciò che si crede e si dice si debba essere.

Persa la concretezza sostanziale dell’avere idee, bisogni, desideri, affetti, viviamo la quotidianità in modo schizofrenico; una realtà di sottomissione depressa e abulica, ma con la testa in una realtà virtuale dove i ruoli sono quelli standardizzati da certa comunicazione di massa.

Quei ruoli che si esplicano perfettamente nella letteratura contemporanea, che è la pubblicità; uomini e donne profumati, o efficienti, spiritosi, intercambiabili, disinibiti, spigliati. Inesistenti.

Come dire, non c’è più la lotta dei sessi in quanto sono scomparsi i sessi, sostituiti da Barbie e Ken la cui libido si è orientata sul possedere qualcosa o qualcuno, invece che sull’essere insieme a.

Tutto passa, anche l’emancipazione femminile, attraverso quel cambiamento che ritengo necessario, culturale, linguistico, mentale, che è passare da questa sbornia di basso consumismo ad una concretezza non cinica ma lucida. Perchè a me preme, eccome, che le donne abbiano riconosciuti nei fatti i loro diritti, ma preme ancor di più che tutti noi si sia, a pieno titolo, delle persone compiute. A prescindere dal gamete.

Si deve, per non soccombere sotto tutti i punti di vista, tornare ad essere. Perchè secondo il vecchio dilemma, avere o essere, noi non solo non siamo più, ma nemmeno abbiamo qualcosa. E dobbiamo imparare a dirlo, a chiederlo, a ottenerlo.

martedì 1 marzo 2011

Piove sul bagnato ?


Leggo sul giornale l'ultima uscita di Ecclestone, patron della Formula 1 :

"Gran Premi noiosi ? Pioggia artificiale".

Giusto, al 38° giro i vostri tessuti scrotali sono già ad altezza rotule ? Le vostre ghiandole mammarie solleticano gli alluci ? Siete divenuti oramai tutt'uno con il divano ? Nessun problema, ci pensa zio Bernie.

Il genio ha pensato che un ottimo modo per movimentare la noia mortale dell'autopista Polystil sia quello per il quale, senza preavviso, si accende l'annaffiatore automatico alla curva mortale, così il bolide ci arriva bello tranquillo con le gomme slick e si frantuma sul guard rail, meglio ancora se qualche lamiera decapita qualche spettatore ignaro.

Allo studio altre variabili per rendere pimpanti gli altri GP:

Gran Premio di Pamplona. Se lo spettacolo langue, si fanno entrare in pista i famosi tori che inseguiranno le monoposto, causando dei simpatici testacoda che movimenteranno lo spettacolo internazionale.

Gran Premio di Ivrea. Una compagine di eporediesi si apposterà di nascosto in qualche chicane e, all'appropinquarsi dei piloti, cominceranno a bersagliarli fittamente di sugose arance, per vedere l'effetto che fa. Probabile anche lo sviluppo di un concorso a premi, con il vincitore che potrà sfogarsi anche lui a colpi di agrumi.

Gran premio di Baghdad. All'ennesimo giro di pista farà il suo ingresso una misteriosa macchina, tutta nera che, in caso di ammucchiata in curva, si farà esplodere vicina alle altre, dando una simpatica diradata ai concorrenti.

Gran Premio di Pechino. Durante lo svolgimento della gara, improvvisamente, da una porta nascosta, alcuni militari faranno attraversare la pista ad alcuni prigionieri politici bendati. Sarà cura dei militari aspettare che sopraggiunga qualcuno, altrimenti sarebbe una cosa priva di senso. Già previste alcune contestazioni da parte di organizzazioni umanitarie, rapidamente tacitate con il taglio di ogni collegamento internet.

Fran Premio di roncobilaccio. Alternativo all'itinerario autostradale normale, verrà attivato casualmente uno svincolo per autotreni, dirottandoli sul circuito della gara. I piloti si ritroveranno quindi imbottigliati in colonne di Tir bulgari, con un simpatico effetto controesodo. Grande la soddisfazione del pubblico, che finalmente vedrà quegli sboroni di piloti sottoposti anche loro al dramma dell'ingorgo.

Gran Premio di Arcore. Al primo pit-stop alcuni piloti verranno sostituiti da escort, veline, mignotte brasiliane assortite le quali, ovviamente, non saranno assolutamente in grado di condurre un mostro da diecimila cavalli. Le ripartenze saranno comicissime (previsti collegamenti con Paperissima) con gli alettoni che stroncheranno le gambe dei meccanici.