sabato 15 giugno 2013

Risorse umane.

"Ma mai nessuno che la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato??????? Vergogna!". Bene. Questa la frase incriminata. Detta da una donna, di una donna. Ma non importa, parliamo di teste, di persone, di esseri umani. Questa persona ha scritto questo. Non lo ha detto d'impeto, forzata, provocata, spintonata. Lo ha scritto e tutti noi qui sappiamo che quando scriviamo abbiamo tempo di riflettere, sceglier ele parole, ragionare, costruire la frase nel modo più chiaro eccetera. Non è un flusso di coscienza. E questo lei ha scritto. Padronissima. Ma poi ha detto che era una battuta. Ahia. Pessimo sense of humour, madame. Questa non solo non è una battuta, ma non lo sembra nemmeno. Non è scritta, come una battuta. Non si legge, come una battuta. Non si intende, come una battuta. Non è costruita come una battuta. E' una invettiva. Con esortazione finale. E' un augurio, una provocazione, uno sfogo. Ma non è una battuta, per cui non cerchi di prenderci per il culo. Potrà prendere per il culo i suoi elettori, probabilissimo, ma noi no, non ci può prendere per il culo. No. Quindi mi scusi, ma è proprio una reazione infantile, da bambina presa con le zampine nella marmellata, inesperta, incapace, impreparata a spiegare la realtà. Capace solo di inventarsi la giustificazione come davanti al maestro, bimbetta immatura e stupida. Beh, sappia, signora, che se capitasse a me, di dire qualcosa anche sull'onda dell'emotività, me ne renderei responsabile. Quello che ha scritto, signora, è l'espressione chiarissima di un modo di pensare, di idee che sono sedimentate nella sua testa, sono cartelli grossi come una casa che indicano quali siano i suoi pensieri, le sue opinioni. E quindi, cara signora, la cosa più meschina, riprovevole e ributtante non è che lei tali stronzate le dica e le scriva e le pensi, ma che non abbia nemmeno il coraggio di difenderle. Cosa che la squalifica totalmente al livello di monella deficiente, totalmente incapace di avere non solo delle idee adulte, ma nemmeno la spina dorsale, la coerenza ed il coraggio delle proprie opinioni, quali che siano. E', in sintesi, una emerita cialtrona, perfetta rappresentante, purtroppo, di una bella fetta di opinione pubblica. Quella vox populi che purtroppo tanto peso e tanta considerazione ancora mantiene.

Mancano i rivoluzionari, per fare la rivoluzione

Sai, lettore caro, qual è la cosa più triste ? Non Grillo e i vaffanculo, non Casaleggio ed i deliri apocalittici, no, nemmeno la washball o le scie chimiche. La tristezza viene dal fatto che, indipendentemente da come, si era aperta una finestra tramite la quale potevano arrivare alla politica delle persone sane, fuori dai meccanismi partitici, la cosiddetta società civile. Bene, abbiamo visto che gente è arrivata, dei nessuno che balbettano, dei Crimi che a leggerli cascano le palle per terra, incapaci di un qualsiasi linguaggio nuovo se non una predilezione per l'invettiva sterile e vuota che non porta a nessun dialogo, a nessuna sintesi di interessi diversi ma crea solo muri. Sono arrivati alla politica i perfetti rappresentanti di una popolazione di analfabeti civili e letterari, quelli che soffrono di deficit di attenzione, pasturati a tv berlusconiana, incapaci di qualsiasi capacità creativa, innovativa, che scambiano un infantile o, al massimo, adolescenziale no ribelle per una capacità dialettica, un pesticciare i piedi come una grammatica plitica. Questa, è la cosa che deprime, la constatazione che non ci sono alternative plausibili, che non abbiamo né una classe dirigente né qualcuno che la possa sostituire.

mercoledì 29 maggio 2013

La grande bellezza

Allora, il film sicuramente val e la pensa di essere visto. Impressioni sparse. L'inizio mette il timore che sia una serie di fotografie ben legate assieme. In effetti il regista ci tiene a farci vedere che belle foto fa, e questo viene fuori per tutto il film. COmplice Roma, certamente, ma si sa che fare foto non è semplice e a lui riesce molto bene. Altra impressione. Si fa vedere un mondo molto attinente a quello che, oggi, è il corrispondente dell'olimpo dei greci. Gli dei, i mondani, la gente che conta, comunque coi soldi. La vita reale in questo film non la vediamo, per cui potremmo anche considerarla una metafora, un sogno, qualcosa di irreale, e ci può stare. Sensazioni. Disagio, spesso. Il disagio di una persona che cammina tra due abissi. Da una parte l'abisso di una città bellissima, immortale ma immota, sterile, viva di una morte fossile, stellare, gelida, oscura di marmi e palazzi nonostante il sole. Una città che se con Fellini (i paragoni sono inevitabili, checchè se ne dica) era eterna ma viva ed accompagnava i protagonisti come una nobile vecchia signora caciarona e amichevole, qui assiste alle vicende umane con un occhio immobile e indifferente, una quinta affascinante. L'altro abisso è quello di questa umanità affaccendata a non morire, fatiscente, botulinizzata, che si illude di esistere e di divertirsi, una umanità crepuscolare, fine impero. E l'unico modo che pare sia possibile per sopravvivere a questi due abissi è la consapevolezza cinica e profonda di non contare un cazzo, di vivere nel nulla, un nulla forse indescrivibile, come dice Jep, ma che è rumoroso ed alla fine riempie gli spazi di un nulla forse interiore. Si fa surf, insomma, sulle onde barocche e stantìe di una festa continua, di un chiacchiericcio inevitabile e inesauribile, dove le morti, quelle vere, punteggiano con la loro sostanziale insensatezza il racconto. Ci sono pezzi veramente notevoli. Ricordo la frase del gestore del night : "io mi ascolto, quando parlo". Bellissima. Belle facce, una Serena Grandi sfatta come un Jabba the Hut che veleggia nella palude. Una sorprendente Ferilli, va detto. In senso positivo. Ci sta tutta, è quasi sobria. Servillo bravo, come sempre, anche se quel sorrisino fisso alla fine un po' irrita... un film insomma che non so quanto voglia raccontare la contemporaneità ma se così fosse contribuisce ad una depressione cosmica, senza redenzione. Jep alla fine scopre il rimpianto, non capire perchè l'unico vero amore gli sia sfuggito, lo abbia lasciato, lui arbiter pettegolezzorum, re dei mondani, silversurfer dei brutti flutti umani. Forse era lei, la mondana, la dea selene che si sottrae, e non lui. Lei era la sua anima, perduta in una indaffarata perdita di tempo. Lucida, consapevole, ma inerte e sterile.

sabato 18 maggio 2013

I nomi hanno radici.

Cercando l'orario dei treni per andare da Prato a Colle val d'Elsa (e non trovandone, oltretutto, visto che probabilmente a Colle val d'Elsa il treno NON arriva) mi son perso tra i meandri della rete, incuriosito da un nome affatto nuovo, inaudito, Semifonte. Visto che la toscana, e sopratutto la zona compresa tra Firenze e Siena, me la sono girata in lungo ed in largo, questo nome a me totalmente nuovo mi ha incuriosito e sono andato a leggerne, ovviamente su wikipedia. Mi sono improvvisamente trovato immerso nelle cronache del XII° secolo, in piena lotta tra comuni e imperatori. Firenze contro Siena, Poggibonsi, San Gimignano, Marcialla, Certaldo, Empoli, castelli edificati e distrutti, assedi, accordi, tradimenti, via Francigena, i conti Alberti, i conti Guidi, abati, abbazie, messi papali. Una sedimentazione di fatti incredibile, in pochi, pochissimi anni ed in un mondo, rispetto al nostro, molto poco popolato. Tant'è che veniva stimolata una sorta di emigrazione interna per favorire lo sviluppo di nuovi insediamenti. Che c'è di nuovo, direte ? Niente, solo l'ennesima constatazione, l'ennesima annunciata epifania di quanto sia profondo l'humus storico che calpestiamo e quanto incredibilmente condizioni la percezione di spazio, di movimento. Perchè mi son sempre chiesto che rapporto potessero avere, per esempio, con il territorio quelli che, per dire, avevano colonizzato nuovi mondi, tipo l'america. Essersi trovato su una superficie piana, senza radici, allettante solo per lo spazio che offriva, e le risorse, e la libertà. Ma senza una sua identità, un piano inclinato che altro non indicava che una direzione da seguire, una espansione, e quanto questa espansione, dimostratati poi così importante e fondamentale per i secoli futuri, non abbia poi dato una impronta al concetto stesso di progresso, evoluzione, intesi alla fine come aumento bulimico delle cose e come questa cultura prediligesse l'estensione piuttosto che la profondità. Quella profondità per capire la quale, ed io mi sono perso in pochi decenni della storia di pochi chilometri quadrati di Toscana, è necessaria tanta attenzione, tanto studio; cose che questa evoluzione culturale ed economica non permettono, vista l'estensione globale che è stata raggiunta e che non consente approfondimento per propria strutturale conformazione. O si conosce BENE qualcosa di PICCOLO o si conosce SUPERFICIALMENTE qualcosa di ENORME. Le due cose insieme sono impossibili. E poi penso a quanto spostarsi in un territorio così denso comporti problemi di identità, quanto ci si debba adattare mentalmente anche per fare solo pochi chilometri, mentre per farne migliaia, altrove, non si soffre di sradicamento, sentendosi leggeri e, più o meno, identici ovunque. E quanto anche questo possa influenzare la percezione del resto del mondo, quanto possa influenzare la politica estera. E infine quanto questo territorio sia un potenziale ineludibile per la costruzione di noi stessi, e quanto forte anche se inavvertito sia il legame che ci unisce, e quanto poco si possa essere disposti a spartirlo con altri, meritevoli solo di essere nati qui, per caso, e quanto questo punto di vista sia forse sbagliato, certo, ma che è altrettanto potente e di difficile modificazione. La realtà, percepita oggi in modo così contemporaneo, istantaneo, orizzontale, non può prescindere anche da sentimenti così arcaici, oggi forse meno avvertiti, distratti da tempi più veloci e prospettive anche artificialmente estese, ma che riemergono casualmente, traditori e possenti, al semplice scorrere di poche righe su Semifonte, provincia di Wikipedia.

Lo potatura intelligente

Voi non capite. Voi date addosso a quella santa. Voi date retta al solito Veronesi. Voi parlate di prevenzione, ironizzate. Voi non capite. Non riuscite a cogliere quanto RIVOLUZIONARIO possa essere quello che dice la Jolie. Ma vi rendete conto COSA POTREBBE SUCCEDERE se riuscissimo a far passare nel gossip GIUSTO, perchè arrivi alle orecchie GIUSTE un concetto del genere assieme ad una tambureggiante campagna sui rischi del cancro AL CERVELLO ???? Ma VI RENDETE CONTO di che ARMA abbiamo in mano ???

No future ?

Grande è la crisi del Pd. E' vero, non è possibile negarlo. Ma non è una crisi semplice, è una crisi articolata. Intanto diciamo che il primo elemento di crisi è la mancata amalgama delle varie anime del partito. Quella mancata amalgama che è diventata evidente nella mancata elezione di Prodi a capo dello stato. Mi fan ridere quelli che chiedevano un voto per Rodotà, come se 4800 clic sul mouse e 100 persone davanti a palazzo Chigi potessero essere scambiate per un plebiscitarismo tutto da dimostrare. A parte il baccano mediatico, Rodotà non sarebbe mai passato e, sopratutto, questo non avrebbe certamente aperto a nessuna collaborazione, cooperazione, inciucio, compromesso, tavolo di lavoro o chiamatelo come vi pare con il signor No del Movimento 5 Stelle. Fanculo, siete morti, arrendetevi. Dai, su, chi ci poteva credere ad una colomba con gli occhiali scuri, il baffetto bulgaro e il coltello stretto tra le zampette ?? Quindi, nessun futuro per Rodotà. Punto. Ma ritorniamo a bomba. Il PD come un mostro di Frankenstein i cui pezzi litigano; chi tende al centro, chi tende a SeL, chi tende a fare del PD quello che sarebbe dovuto essere, ma non è diventato. Divisioni sostanziali e nemmeno circoscritte a queste anime, ma come scissioni subatomiche anche al loro interno; malattia connaturata alla sinistra, dividersi, accapigliarsi, darsi le coltellate nella schiena. Altro problema del PD il fatto che, sostanzialmente, questo paese NON E' di sinistra. E' un paese che soffre l'incultura clericale di millenni, che non legge, non si informa, ha un approccio fideistico e mistico alla conoscenza, non ha sviluppato nessuna coscienza critica, civile, nessuna responsabilità. Pasturata a perdono con poca penitenza l'italia non ha mai sviluppato il concetto di intransigenza morale per i comportamenti illeciti ma solo, e nemmeno tanto, per quelli legati ad una morale spicciola. Qua se ne rendeva conto Pasolini, parlando di qualcuno che in tempi di spensieratezza democristiana aveva le idee chiare, ma nessuno recepiva il messaggio. Com'è possibile, direte voi ? Semplice, considerando che come oggi la gente si rincoglionisce con gli amici di Maria, le partite in tv ed i cellulari, allora si rincoglioniva con Franco e Ciccio, le partite alla radio e i fotoromanzi. Un paese senza memoria, senza coscienza critica, infestato di piccoli illeciti il cui sbocco è il grande illecito Silvio Berlusconi, come si può pensare sia maggioritariamente di sinistra ? No, dico, ma vi pare possibile ? E veniamo ad un ultimo punto critico del PD, quello che è sulla bocca di tutti. Che è anche in parte vero, sia chiaro. Il PD non è in grado di intercettare il pensiero della ggente, la piazza, la pancia. E' vero. Ma siamo sicuri che farlo sia la cosa giusta da fare ? Voglio dire, il consenso, l'intercettare i borborigmi del popolino riesce bene se sei un populista e demagogo. Vogliamo diventare populisti e demagoghi ? Ma non solo, quello che la piazza pensa e i rutti che ne conseguono, rendiamocene conto, non sono i pensieri di una società civile sana ed evoluta, sono i pensieri creati da 30 e passa anni di cultura berlusconiana, di massmedia malati, consumismo spericolato; tutto il peggio che del berlusconismo, come epilogo malsano del peggior consumismo televisivo che possiamo immaginare. Ed ecco apparire Renzi, uno che parla berlusconese e potrebbe, ipoteticamente, intercettare questa ggente. Ma a quale prezzo ? Accettare la grammatica e la sintassi del berlusconismo, anche se con un ipotetico fine più "pulito" ? Il consenso di massa, oramai, passa attraverso il mipiacismo feisbukkiano, un tanto al chilo, una indicazione di massima, una maggioranza muta e cieca, un semplice numero che pesa, un sondaggio a senso unico. Dov'è la democrazia, in tutto questo ? Dov'è il confronto, il compromesso, la comprensione delle ragioni altrui ? Non esiste una minoranza legittima, è afona, se non è maggioranza non ha diritti. Verrà spazzata via. Inseguire il consenso intercettando quindi sentimenti che di progressista hanno poco, a me non piace molto. Ci vorrebbe qualcosa d'altro. Dovremmo innanzitutto capire, invece di seguire vuote formule, cosa davvero è possibile sia oggi, in italia, un partito di sinistra, progressista. Quali siano le idee che incarna, quali interessi può rappresentare, quale pedagogia può sviluppare. Si, perchè una pedagogia ci vuole, non è possibile che un partito complesso sia il risultato di una spremitura a caldo di pulsioni estemporanee. Ci vogliono idee, linguaggi, visioni plausibili da proporre, soluzioni. Tutti si sciacquano la bocca su solidarietà, scuola, diritti, salari minimi, ma tutti senza dire nulla su COME fare certe cose, su dove andare a pescare i soldi. Che non ci sono. Fino a ieri tutti sdraiati sulla linea dell'austerity, salvo scoprire che deprimeva i consumi. Ma va ? Oggi, come vagoncini ubbidienti dietro la locomotiva Merkel, accogliamo il dubbio che un frullato di rape disidratate fa poco per investire e risorgere, così come la stretta alle industrie non genera una più intelligente amministrazione delle risorse ed uno stimolo alla ricerca e all innovazione, ma porta solo a licenziamenti, casse integrazioni e similia, tutti altri pesi scaricati sulle spalle della collettività. Manca del tutto, quindi, la capacità di agglomerare attorno a poche e condivisibili cose la parte sana ed intelligente dell'elettorato che porterebbe con sé, anche solo per emulazione, la parte amorfa. I delinquentelli e i malsani no, si sa dove rimarrebbero. Per loro ci potrebbe solo essere una gestione meno permissiva della giustizia, una seria e pervicace azione di controllo ed esazione con pene certe e leggi senza scappatoie. Hai detto nulla. Ma quello è ciò che sarebbe necessario. Dobbiamo quindi interrogarci a fondo su cosa potrebbe essere detto che sia al di fuori della logica pro-anti berlusconismo, fuori da linguaggi velleitariamente ribellisti e sostanzialmente autoassolutori, visto che le colpe son sempre degli altri, le mamme troie son sempre degli altri. A me di idee ne vengono poche, molte prevedono un cambio radicale a cominciare dai codici di procedura civile, penale ed amministrativa; cambi che dovrebbero essere fatti proprio da coloro che sguazzano nell'indeterminatezza legislativa eletti da chi dalla stessa trae profitti, guarentigie, privilegi. Per cui non credo che nuovi congressi, nuovi segretari, nuovi caudilli potranno levare dalle peste la sinistra e, con lei, il paese, visto che non ho sentito NESSUNO affrontare al di fuori di vacue formulette insensate in politichese arcaico la questione veramente vecchia del "che fare".