mercoledì 30 novembre 2011

Miracolo

Incastonato nella luce bianca del nord, lucida, cristallina, l'ultimo gioiello di Aki Kaurismaki. "Miracolo a Le Havre", un film che è certamente un gioiello. Lo straniamento di una Francia primi anni '70 incastrata in una attualità odierna con i suoi problemi, il suo dramma più lacerante, la migrazione dei deboli, serve a isolare quella che è la vera anima del film, l'umanità.

Una umanità insospettabile, forse, per l'ambiente in cui germoglia. Completamente senza retorica, con una collezione di facce, di espressioni la cui improbabilità va pari passo con la loro stralunata bellezaza, Kaurismaki regala un'ora e mezza di placida poesia, senza strappi, senza melodramma, pur se profondamente drammatico.

Coltiva una leggerezza sospesa come ho trovato per esempio in quell'altro leggerissimo film che è Train de Vie. Ma non è un film indulgente o che si compiace di una certa irragionevolezza circense, anzi, è estremamente reale, senza fronzoli.

UNa narrazione piana ed emozionante, con fotografie, scorci, momenti sospesi da capolavoro pittorico. Un film che fa sorridere il cuore, un film veramente umano, perfetto. Consigliabile al 100%.

Sopratutto la cagnetta Laika, una vera Etoile.

martedì 8 novembre 2011

Immagine e somiglianza

Il principe, sulla cima della collina, volgeva intorno a sè lo sguardo.

Che perfezione, che armonia. Dominavano il mondo, la terra, tutto.

Dopo milioni di anni di evoluzione finalmente la certezza, la consapevolezza di rappresentare l'acme, il meglio che c'era.

Avevano piegato la natura alle loro necessità, ai loro piaceri, alle loro comodità.

Allevamenti di animali domestici provvedevano cibo e lavoro. Ardite costruzioni oramai punteggiavano l'intero pianeta, l'organizzazione rendeva fluida ogni attività, un forte esercito proteggeva la città dai nemici esterni, ogni ostacolo era stato superato.

Erano diventati il centro del mondo, il fulcro su cui ruotava la creazione, tutto si raffrontava a loro, erano la misura e il paradigma per ogni cosa.

Padroni del mondo sconosciuto, lo avevano colonizzato tutto e lo padroneggiavano con la loro abilità, modellandolo con la loro cultura, la loro sapienza.

Certo, ogni tanto erano colpiti da cataclismi naturali. Intere città spazzate via, alluvioni, esplosioni, carestie. Ma questo serviva loro a impegnarsi ancora di più, tesi in una linea di sviluppo ambiziosa, senza un limite se non quello che potevano imporsi da soli.

Una fiducia illimitata nelle loro risorse li rendeva sicuri e spavaldi, protetti dalla loro intelligenza e dal loro Dio.

Un dio potente, onniscente, saggio, che li aveva creati con lo scopo di esaltare la sua volontà, la sua potenza, il suo amore.

Un Dio uguale a loro, di cui loro erano immagine e strumento.

Un Dio di cui loro erano immagine e riproduzione perfetta.

Le sei zampe, le potenti mascelle, gli occhi sfaccettati.

Soddisfatto, il principe rientrò nel nido.