lunedì 18 aprile 2011

Che cos'è oggi il progresso ?



In questi giorni si parla come sempre di politica, si avvicinano le elezioni comunali, potrebbero essere una verifica importante e potrebbero anche influire sul destino del governo.

Governo che possiamo far coincidere sulla persona di Silvio Berlusconi credo sia lecito farlo. Non esiste un governo se non nella misura in cui è una emanazione pratica degli interessi di Berlusconi, e poco altro.

Parlando di elezioni vengono fuori, all'interno della sinistra, le solite magagne, non ultima la presentazione nelle liste torinesi di uno come Giusi La Ganga, famigerato ex craxiano noto alle cronache come corruttore. Notizia che in effetti fa storcere parecchio il naso, e non solo ai puri e duri ma un po' a tutti.

Altro argomento, il governo di decantazione proposto da Pisanu e Veltroni, una sorta di pausa di riflessione utile a scaricare l'Anomalia Suprema che è sempre lui, Silvio.

A me sembra sinceramente che siamo tutti col naso per terra, persi dietro le minutaglie, i particolari, e perdiamo di vista una prospettiva più ampia.

In italia, oggi, ci troviamo di fronte ad una bestia già nota, la reazione populista congiunta al capitale ed al clerico-fascismo, con l'arma potente di mezzi di comunicazione di massa mai visti prima e gestiti in regime di quasi monopolio, con ovvie conseguienze sia culturali che di percezione della realtà. Una chimera dalla testa anti legalitaria, evasora, dal ventre mafioso e dalla parlantina ammaliante della pubblicità.

La volta precedente che questa bestia si era affacciata sulle nostre scene, il famoso ventennio, fu sconfitta dalla sua stessa tracotanza e disavvedutezza, nel momento in cui intese entrare in una guerra per la quale era totalmente impreparata, e scegliendo, oltretutto, l'alleato alla lunga più debole.

Avesse fatto come Franco in Spagna, non credo che Mussolini sarebbe finito come è finito, e probabilmente fino agli anni '70 saremmo andati a saltare nel cerchio di fuoco, vestiti di nero, cantando marcette.

Forse questo, come una molla molto carica, avrebbe fatto si che, come nella Spagna post Franchista, si liberassero energie nuove, moderne, positive e forse staremmo in una situazione migliore, rispetto a quella attuale. Chissà, sono elucubrazioni poco pratiche, anche se intriganti.

Attualmente non si prevede nessuna entrata in guerra, il collasso che si può abbattere sul nostro paese non è comunque minimamente paragonabile alle macerie del '44, anche se a noi pare una situazione insostenibile. Ma di trippa per gatti ce n'è ancora, e le file per gli iPod stanno a dimostrare che i tempi della tessera per il pane sono lontani.

Le iniziatve liberticide in Italia hanno scosso sempre una minima parte dell'opinione pubblica italiana, a partire dall'unificazione ad oggi. Alla gente gliene è sempre fregato il giusto, secondo l'antico detto che sia Franza o Spagna basta che se magna, subordinando ad una soddisfazione pratica ogni altra velleità.

Solo l'altra chiesa italiana, il Pci, per motivi di opposizione si era sollevato, assieme ai suoi adepti, e sempre in misura minoritaria ; fatta eccezione per il divorzio e l'aborto, troppo invasivi della sfera personale e indifendibili come ritorno al passato, l'italia civile non ha mai dato segno di esistere come maggioranza attiva.

Ma ora che quella chiesa si è dissolta, che l'ala progressista italiana ha perso ogni identità, dopo che ci siamo persi nei rivoli delle contrapposizioni interne, minati alla base da una crisi economica della quale non capiamo molto e che sentiamo come estranea alle nostre scelte, indipendente da esse, non sappiamo quali leve muovere per opporsi a questa reincarnazione di una dittatura populista.

Ciò che sinceramente penso è che stiamo vivendo il tramonto non indolore della civiltà europea (cosa che mi dispiace avvenga, sia chiaro) e mi chiedo quanto spazio ci sia, nel declino, per un'idea di progresso. Quanto, invece, questa situazione sia un ottimo humus per chi non chiede altro che mantenere lo status quo, gestire egoisticamente quanto acquisito. Sono tempi perfetti per una cultura prevalentemente conservatrice e non per un'idea progressista che non si sa bene cosa possa proporre, quali ideali perseguire.

Ci vorrebbero degli ideali plausibili, considerando oltretutto questi tempi disincantati e cinici, al limite di un neo-nichilismo depresso, pervasi da un gretto pragmatismo. Quali ideali, quale idea di progresso è proponibile, quindi ?

La natura intrinseca del progresso è questa, opporsi con un'idea di "movimento" alla stasi ed alla recessione. Una locomotiva che però qui da noi non ha i soldi per i binari, non sa bene a chi far fare il macchinista e nemmeno sa bene da che parte andare.

I macro problemi economici quali l'approvvigionamento energetico prevedono delle strategie talmente globali che certo nessuna formazione politica di un paese come il nostro può seriamente proporre una soluzione purchessia. Idem l'ecologia, o l'emigrazione.

Il problema dei problemi, quello da cui scaturisce tutto il resto, la bomba demografica, nessun Bersani o Vendola o Grillo hanno modo non dico di risolvere, ma nemmeno di spiegare bene ai propri elettori. Almeno in chiave costruttiva.

Resta quindi campo libero a chi, senza ubbie, sa bene come gestire la paura, l'egoismo, la volontà di chiusura proprie di larga parte dell'elettorato.
Sanno come creare desideri, come suscitare false aspettative che diano una idea, pur se fittizia, di felicità nel momento in cui vengono soddisfatte.

Se il mainstream televisivo fa pensare che l'acquisizione di un bene serva ad essere migliori e felici, sarà facile illudere la parte debole della nostra anima, sopratutto poi quando cinicamente riescono a vestire anche i panni virtuosi con, per esempio, la vendita di prodotti biologici, vestendo il lupo profitto con la veste dell'agnello eco sostenibile.

Mi chiedo quindi, invece di chi votare quando e dove, cosa chiedere e quali siano i progetti che vogliamo votare, quali siano o possano essere le prospettive pratiche cui ambire. Perchè sarà nel momento in cui avremo una visione delle cose e dei progetti da proporre e con i quali ricostruire una identità forte
che saremo plausibili e ci potremo proporre come alternativa a questi efficientissimi individui i quali, non dovendo fare altro che stare attaccati a terra come pesanti serpenti, occupati a mangiare e basta, con gli occhi incollati al suolo, hanno molti meno problemi e contraddizioni di noi.

Ovviamente nel breve termine, ma del lungo termine credo importi solo ad un 10% dell'umanità. Sono quelli con il fegato ingrossato ed una eterna espressione di sofferenza.

Insomma, magari ripetendomi, mi chiedo quale possa essere il concetto di progresso cui ambire. cosa intendere oggi, qui, per progresso, come attuarlo, quale faccia abbia, quali ideali lo connotino. Quanto sia cambiato il concetto di progresso, cosa sia lecito aspettarci, chi e come possa plausibilmente porre delle strategie applicabili per dare le gambe a delle intenzioni, per quanto onorevoli, ma solo tali. Perchè è un bel parlare di ecologia, emigrazione, energia. Ma le persone cui noi dovremmo dare il voto e la delega a governarci, cosa potranno fare a fronte di problemi così globali, nel piccolo della nostra realtà inessenziale ?

Capisco che di fronte all'eversione fascista e populista di un governo Berlusconi a noi basti anche solo rientrare nell'alveo di una normalità onesta, ma basta questa aspirazione a creare un coagulo identitario su cui basare una opposizione vincente ?

O serve un'idea più grande, pur se reale e praticabile ?

Non è più tempo di utopie, lo capisco, siamo oramai cinici e pragmatici, nel sol dell'avvenire chi ci spera, oramai ? Ma se allo strapotere dell'egoismo intestinale di questi orribili dirigenti dobbiamo opporre qualcosa di vincente, mi chiedo se questo esista o se, visto che forse vivamo il dissolvimento di un occidente stanco ed in via di estinzione, oramai il concetto di progresso è appannaggio di quelle culture e di quelle economie emergenti, e noi ci dobbiamno rassegnare solamente ad una eutanasia meticcia. Sarà un volo pindarico ed inutile, il mio, ma sinceramente di seguire passo passo ogni rutto ed ogni bestemmia che la comunicazione di massa ci rovescia addosso ne ho abbastanza, e vorrei anche pensare ad orizzonti più ampi.

mercoledì 6 aprile 2011

Il nocciolo


Riflettevo su un fatto. A fronte di tutte le giustificazioni e le misure prese per allontanare dalle flaccide terga i vari uccelli paduli togati, si invoca, ottenendola, una sorta di complicità da parte di molta gente.

Questo mi fa pensare che sia diffusissimo il sentimento per il quale si condivide empaticamente la posizione di quello che fa la malefatta ma che ritiene di essere, in varia misura e per vari motivi, giustificabile, ma manca totalmente il punto di vista di chi il sopruso, la marachella, il torto, lo subisce. Nel senso che a me pare si parta dal presupposto condiviso che siamo tutti colpevoli di qualcosa e se il campione dei colpevoli fa ciò che può (e anche qualcosa che non può) per salvarsi, in fondo viene sentito come uno di noi, e viene giustificato. Non ci si mette nei panni di chi poi i diritti li ha negati ed è offeso.

Quando parlavo della necessità di fondare una identità di sinistra, progressista, pensavo appunto ad una identità fatta di quelle persone che ancora si sentono oneste e rispettose, quelle che, per capirsi, ai tempi del PCI si consideravano depositarie di quella moralità impersonata da persone come Enrico Berlinguer, figure con le quali si poteva o meno essere d'accordo, ma che meritavano il rispetto dovuto agli onesti.

L’annacquarsi successivo con profughi del Psi e della Dc, lo sbandamento ideale post-muro e l’aver scoperto anche nel proprio cesto qualche mela marcia ha fatto si che questa idea di sè scemasse o si dividesse in rivoli quali Rifondazione o gruppetti di più puri degli altri.

Molti, poi, si sono travasati dalla mistica del Partito contro il Potere alla mistica del Movimento contro i Ladri amici dei Terroni e dei Négher, diventando da trinariciuti rossi dei trinariciuti verdi.

Forse tutto questo è causa della massificazione sociale, della poltiglia piccolo-borghese, dell’appiattimento di gusti, desideri, linguaggi.
Certo che vedere quanto si sia infettato il senso dell’onestà, quanto mercimonio spicciolo mini l’equità dovuta, è estremamente deprimente e non so quanto e come ci potremo spurgare da questi liquami pervasivi.

I compagni perduti

La Lega vince in quanto tutela gli interessi bottegai e consola paure xenofobe, ma sopratutto dà un'identità a molta gente, transfughi di un'identità anche comunista, precendentemente.

Il PDL ha successo sia perchè tutela gli interessi di poteri forti e infrastrutture intrallazzone, sia perchè legittima e circoscrive una identità cosidetta piccolo borghese, fatta di conformismi, benaltrismi, qualunquismi pavidi e arroganti.

E la sinistra ? Esautorata per vari motivi dall'identità di opposizione, che la teneva incollata nonostante forze centrifughe di vario tipo (forze che si sono poi efficacemente concretizzate con le varie scissioni atomiche) adesso quale identità è in grado di proporre ?

La bontà o meno delle proposte, la visibilità sui mezzi di massa, la rispettabilità delle persone, sono tutti elementi sicuramente necessari, ma non sufficienti.
Si deve costruire, anche con un linguaggio diverso rispetto a quello berlusconiano, costruito su una grammatica televisiva, commerciale, articolata su verbi apparenti e non essenziali.

Una identità condivisibile, intrigante, che faccia sentire chi la condivide come parte di un macro organismo sociale soddisfacente, che moltiplichi virtuosamente quelli che sono i buoni concetti di sè che ognuno di noi ha.

Una identità che sia anche di opposizione, di contrapposizione, intimamente antiberlusconista; culturalmente antiberlusconiana, con una sua forma, una sua sintassi, un suo progetto sia pragnatico che utopico.

Come costruire questa identità, e con chi, è per me il vero lavoro che ci deve impegnare, tutti noi.