mercoledì 14 settembre 2011

Terraferma

Il mare è ossidiana. Il mare è pietra. Che si muove nera su cui scivola la vita, scivola la morte. Una pietra che sorregge, che inghiotte, che nutre e che uccide.

E che sfrega come una lama sui bordi dell'isola, anche questa nera, di lava, di pietra. E su questi bordi ci sono uomini, uomini ancora arcaici, uomini che obbediscono a leggi senza nome e senza tempo, leggi del mare, leggi dove la vita è sacra e la cui cura prevale su tutto.

E chi vive su questi bordi, dove i mondi si sfregano, dove gli uomini diversi vengono a contatto da mondi alieni nella realtà, per quanto conosciuti sui giornali, nelle parole e nelle immagini, ma non nella sostanza, nel cuore, nel sangue e negli occhi, chi ci vive è sottoposto a questo attrito di frontiere, piccolo, senza difese, in grado solo di essere travolto da emozioni, da contraddizioni.

Questo è Terraferma, un film potente, travolgente, assolutamente non retorico, di Crialese. Un film di figure arcaiche, di volti bellissimi, di profonde e sconvolgenti emozioni, dove la profondità di ciò che forse ci si dimentica sia essere un esere umano si scontra, sfregando sui bordi, con un tentativo di porre regole, confini arbitrari, modi di comportarsi sterili e disumani.

E' un film che non vi lascerà in pace, anche se sarete colti dal desiderio di un passo falso, di un elemento stonato così da potersi appigliare a recriminazioni di manierismo, di retorica, di sentimentalismo, salvandovi così la pelle da una commozione inevitabile.

Ma questo film vi incula e vi accoltella con i suoi colori, con la calma di un movimento geologico, che si scandisce su tempi dimenticati, forse, ma che se riusciamo a distoglierci dai rumori di fondo che ci distraggono, ancora ci squassano e ci fanno girare su ruote antiche.

Minchia, andatelo a vedere.

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