lunedì 10 novembre 2008

Arte-Fatto


è di oggi la notizia per cui alla Tate Gallery di Londra sono stati appesi al contrario dei quadri di Rothko, pittore definito, forse a torto , espressionista astratto, anche se la cosa è controversa.

ora, il fatto che siano stati appesi capovolti non è venuta fuori da una osservazione dello stesso artista, morto nel 1970, ma da critici e altri.

io ho le mie idee sull'arte moderna, o meglio contemporanea. personalmente riesco a Reggere e Leggere fino ai primi del novecento, il movimento Dada, il Bauhaus, i Fauve
e qualcos'altro. la ritengo un'arte molto concettuale, dove vale non l'opera in sè quanto il concetto che esprime. per fare un esempio lampante, i tagli di Fontana che illustrano materialmente un concetto di altrove rispetto alla tela, un oltre tutto mentale e concettuale. ritengo che questa concettualità di arte mal si sposi con la ripetizione dell'oggetto. una volta che il concetto l'hai espresso ok, non ti puoi mettere a tagliare centinaia di tele vendendole ! se la tela me la piglio io e me la taglio, concettualmente, cosa differisce dall'originale ?

e qui si apre, o meglio si aprirebbe, una infinita disquisizione sul concetto di proprietà intellettuale, di riproducibilità, di interpretazione mercantile dell'arte, della funzione del critico come media tra artista e fruitore e di come il critico poi si sovrapponga al mercante etc etc fino ad arrivare allo svisceramento del concetto di arte proprio come riproducibilità, e siamo nella Pop Art di Warhol.

lasciamo perdere, mi mancano le basi per intrapredere con cognizione di causa un dibattito del genere. solo che, mi dico, ma se appendo non dico una vergine delle rocce o un qualsiasi degas ma se mi mettono al contrario un graffito di Lascaux io come chiunque, anche l'ultimo dei decerebrati o l'analfabeta artistico totale ci accorgiamo che qualcosa non va; non è necessaria una vestale critica che plana dall'empireo della show room a bacchettare il gallerista. questo per dire che l'unica cosa che mi sento di poter affermare è l'enorme baratro che si è creato tra l'espressione artistica e la comprensione artistica. lungi da me voler tornare ad una
pedagogia sacrale bizantina o duecentesca, coi suoi memento mori e le tavole della legge spiegate alla plebe, ma bisognerebbe riflettere su quanto la totale mancanza di un canone interpretativo e quanto relativismo grammaticale minino alle basi il rapporto tra chi si esprime e chi dovrebbe capire questa espressione. la cosa al momento mi sembra molto circoscritta ad un chiuso cenacolo di iniziati autoriferiti che borbottano supercazzole, di fronte ad una platea di volenterosi che annuiscono bovini non potendo ammettere che il re è nudo o che la corazzata potemkin sia una cagata pazzesca.

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