domenica 2 novembre 2008

Gazzettino Toscano



le ultime cose lette : un libro di racconti di Carlo Lucarelli, protagonista l'ennesimo poliziotto. Storie a cavallo della fine della guerra. Non male, anche se trasmettono una acidità di stomaco niente male, insofferenza, disagio.
Poi ho comprato due libri sconosciuti, autore un certo Hakan Nesser, giallista svedese, ed. Guanda : "Carambole" e "il commissario e il silenzio".

Mi ha convinto all'acquisto l'incipit di Carambole : "il ragazzo che presto sarebbe morto rise e si liberò. Spazzolò via dalla camicia le briciole delle patatine e si alzò in piedi."
Il secondo paragrafo inizia con : " L'uomo che presto avrebbe ucciso aveva voglia di tornare a casa."

Un inizio ed un prosieguo fulminanti. tra i migliori che abbia letto.
Le storie son ben fatte, per niente hard boiled, belle introspezioni, belle descrizioni. Crepuscolare ma accogliente. Bei libri, cercherò altro, di questo autore.

E poi il mattone.

La solitudine dei numeri primi, di Paolo Giordano.
diciamo prima le cose positive. Impressionante come un ragazzo di 28 anni riesca a raggiungere queste profondità descrittive, quale ricchezza debba possedere per dipingere dei paesaggi interiori così complessi e variati. veramente molto molto bravo. ma. c'è un ma. a me ha ricordato molto un libro sempre incentrato su un malessere totale, quello della mazzantini, non ti muovere.
bellissimo e coinvolgentissimo libro. ma gelido, immobile. come "non ti muovere" la solitudine ti porta per mano attraverso un museo degli orrori privati, con due freaks totali, anche se magari comuni nella società svuotata e disperata di oggi, una anoressica ed un autolesionista ai limiti dell'autismo. due chiamiamoli mostri che però non sono allo sbando, tutt'altro; hanno una fortissima personalità che gli permette di navigare anche con successo attraverso figure genitoriali fantasmatiche quando non platealmente tossiche. entrambi approdano al malessere, forse un pò preesistente in nuce ed in potenza, attraverso delle esperienze francamente poco probabili ed estreme. questa improbabilità, l'esagerazione della loro condizione, il fatto che non ci sia una storia, una evoluzione, una maturazione, ma nemmeno una definitiva discesa agli inferi con olocausto finale, o salvezza o altro ma, in fondo, una isoipsa sentimentale che come ti prende all'inizio ti lascia alla fine, fa si che abbia trovato questo libro come una bella scodellona fumante ( o gelida, come preferite) dove inzuppare il biscottone emotivo e succhiarselo avidamente. una sorta di film del terrore fine a sè stesso, dove non si va da nessuna parte se non in un baratro morboso e autoreferenziato. la mancanza di un esito ci priva anche di una catarsi liberatoria. si resta con un palmo di naso ed è come assistere ad una carambola di auto in uno spaventoso incidente alla fine del quale le auto coinvolte continuano il loro sghembo itinerario, stralunato e indifferente.
insomma, un libro che oltre a farti addormentare male ( se mai c'è stato un libro NON da comodino è questo)ti lascia in bocca un retrogusto acido. un libro che ti porta per mano attraverso foreste spoglie per poi abbandonarti di fronte ad un nulla, nè salvifico nè di dannazione, ma un nulla socchiuso su uno svincolo di una strada dismessa. ben altro libro, che parte da premesse simili, il "caos calmo" di sandro veronesi che, come io mi aspetto da un libro, mi racconta un divenire, una storia. un libro che non si riduce ad un documentario ma un romanzo il cui esito, quale che sia, segna un cammino, un apprendimento.

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