lunedì 15 dicembre 2008

C'è una certa logica..



nel rutilante barnum dei mass media sta rimbalzando la notizia della quasi-impresa di un navigatore solitario che si è quasi-fatto 18mila km a remi dal cile all'australia. cito testualmente : "Lei ha passato trecento giorni senza toccare terra, solo, a bordo di una barchetta rossa di sette metri e mezzo che si ribaltava ad ogni onda, in balia del Pacifico e della sua fauna (squali e balene e meduse), remando dalla mattina alla sera, mangiando cibo liofilizzato e dormendo nell'umidità salmastra. Ma perché?"
"Perché me lo sentivo. Sentivo forte il richiamo del mare. Avevo già attraversato l'Atlantico e volevo capire se c'era ancora qualcosa che non sapevo del mare".

il barbuto pagaiatore s'è fatto 280 giorni da solo con la compagnia di dio, delle balene e di jovanotti.senza dubbio un tridente capace di demolire il cervello più stabile del mondo, figuriamoci quello di uno che decide di fare una quasi impresa del genere, un si-limit. si, perchè a 60 miglia dalla fine ha chiamato soccorso.

peccato. forse però proprio questa incompletezza me lo salva. l'imperfezione lo sottrae al plastificato mondo dei record a tutto tondo.

resta da chiedersi che mondo sia quello dove cose del genere vengono pensate, fatte (quasi) e divulgate. una volta la gente si faceva a piedi il pellegrinaggio con uno scopo. ma ora credo sia mangime da una parte per un ego ipertrofico ed esaltato (l'autore) e dall'altro per una platea di imbolsiti guardoni avvitati a delle poltroncine di un teatro barocco, sempre più affamato di effimere meraviglie.

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