mercoledì 13 gennaio 2010

Non migro perchè son pigro



Lago Ciad - fonte Wikipedia
"La dimensione del lago è variabile e dipende dalle precipitazioni sugli altipiani circostanti il bacino e dalle temperature nel Sahel, le fluttuazioni di queste variabili determinano cambiamenti drastici nelle dimensioni del lago. Nel 1870 l'estensione del lago raggiunse i 28.000 km² . Le siccità degli ultimi anni Sessanta, degli anni Settanta e Ottanta fecero nuovamente sì che si rimpicciolisse. Nel 2000 era arrivato a coprire solo 1500 km². Questo a causa della diminuzione delle precipitazioni e all'utilizzo in continuo aumento di acqua per l'irrigazione, prelevata dal lago o dai suoi affluenti.
Rilevanza economico - sociale
È molto importante a livello ecologico, sociale ed economico: infatti assicura risorse idriche a più di 20 milioni di persone che vivono nei paesi che circondano il bacino."


Io non so i problemi ecologici o demografici che spinsero gli unni, i vandali, i tartari eccetera eccetera a muoversi in un mondo certamente meno "denso" del nostro, ma so bene cosa sia avvenuto. mi stupisce la limitatezza e la miopia di quelli che guardano al fenomeno delle migrazioni di massa nei termini di chi ritiene una legge possa fermarle. pragmaticamente si dovrebbe fare in modo che domani o dopodomani quei 20 milioni di persone che abitano un lago che si estingue non debbano emigrare per sopravvivere. questo implicherebbe scelte ecologiche e culturali radicali. la redistribuzione delle risorse, una nuova impostazione totale della nostra vita, della nostra cultura, dei nostri consumi. dovremmo riconsiderare il concetto stesso di sviluppo e quanto questo ormai non sia misurabile con l'aumento della produzione. il nostro è un capitalismo vecchio, incattivito, arroccato su posizioni ottocentesche e, paradossalmente, è difeso a spada tratta proprio da quelli che, infine, lottano contro le conseguenze più superficiali di questo sistema, poche centinaia di persone che ti invadono la lomellina. di fronte a questa prospettiva, la cultura, la coscienza, la conoscenza necessarie non mi sembrano a portata di mano. per cui, realisticamente, scivoleremo col freno a mano tirato in situazioni sempre peggiori, sempre più conflittuali e solo attraverso un impassibile maremoto un giorno si ristabiliranno degli equilibri, sempre se nel frattempo non avremo ammazzato il pianeta che ci ospita.

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