domenica 6 febbraio 2011

Another brick in the wall

Continua da parte del Palazzinarus Maximus il ricorso alla ripresa dell'edilizia come volano dell'economia.

C'è chi si lamenta, infatti, che sistema edile langue. Che languisca a me non fa altro che piacere. Questo paese sta delegando al mattone, ovvero il grado zero di ogni sapienza, la propria rinascita.

E’ stato utile nel dopoguerra, quando l’Italia era distrutta, ma oggi dovremmo puntare ad altro.

Non serve un paese evoluto, per tirare su case, sopratutto se poi le nostre le tiriamo su con la sabbia di mare e poco cemento. Oltretutto costruire immobilizza capitali; siam pieni di case invendute, nessuno ha i soldi per comprarle, le banche non danno più i mutui al 110% del valore dell'immobile. E contemporaneamente sacrifichiamo territorio, esponendoci sempre più a frane, alluvioni, morti, macerie.

Dovremmo costruire tecnologia, turismo di altissimo livello, terziario avanzato, e invece siamo ancora a fare arrampicare dei manovali su impalcature insicure, importando manodopera di basso profilo da quei paesi che vengono poi segnalati dai pavidi come fucine di grassatori, violentatori, ladri matricolati.

Schiavi perennemente ricattati, regolarizzati solo quando giacciono in una pozza di sangue, angeli caduti dal sesto piano.

Schiavi che mescolano il loro sangue in quella terra movimentata dalle cosche, in quel cemento venduto dalle cosche. Vogliamo costruire ? Venite qua, vi faccio vedere decine di aeree dismesse da ricostruire, per mantenere a volumetria zero l’aumento delle aree fabbricate.

Ma certo per fare questo ci vuole intelligenza, ci vuole un amministratore che pianifichi con saggezza, che sappia amalgamare con ciò che c’è intorno, magari antico di secoli. E’ molto più comodo cambiare destinazione a qualche ettaro, far fare nuove cattedrali nel deserto, isole perdute nel nulla, fortini senza servizi.

Il mattone, per noi, sta diventando un peso al collo e basta.

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