mercoledì 31 marzo 2010

Faida senza fine


C'è chi invoca un ritorno allo stato Pontificio allargato, con la sua morale suadente contro ogni relativismo, chi s'infervora su ipotetiche lotte di liberazione, chi sghignazza sulle miserie altrui non comprendendo come siano anche le proprie. Chi s'illude di federalismi impossibili.

Chi aspetta cavalieri dalla bianca armatura che liberino dal drago la bella principessa Italia. Chi si aggira inebetito con pallottolieri arrugginiti e vuole dimostrare la circonferenza del cubo.

Bande sciolte di scalmanati che s'aggirano per lande desertiche. Si fa terra bruciata per spregio degli altri, per breve tornaconto. Non ci si accorge, presi dalla furia, di lottare per un paese in fin di vita.

Strutture fatiscenti, ambiente violato, miseria alle porte, disoccupazione montante, importanza e credito internazionali inesistenti. Nessuno che si preoccupi di fare di questo paese un posto decente. Sia la rabbia di un riscatto cialtrone o lo sconforto irato di valori che scompaiono, si pestano i piedi su un suolo inaridito. Si tutelano privilegi antichi, si chiudono gli occhi rinchiudendoci nei tinelli. Ci si disinteressa rabbiosi di tutto, recintati in piccoli egoismi mentre tutto frana.

La passione per ciò che siamo, per ciò che vorremmo essere, per un posto nostro, di tutti noi, dove vivere rispettosi e rispettati, questo è ciò che dovremmo perseguire e ciò che dovremmo chiedere a chi ci amministra.

A me pare così assurdo da una parte che abbia credito chi, platealmente, non fa altro che perseguire i propri interessi a scapito della collettività, così come mi muove alla rabbia vedere gli altri avvitarsi in piccole partigianerie castranti e misere. Manca proprio qualcuno che sappia infondere una visione non di orgoglio, non di speranza, ma di decenza e rispetto.

La forza dirompente di una serena normalità. Ma siamo troppo lividi e urlanti per farlo.

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