venerdì 19 settembre 2008

nero in petto un cuore è fiorito

c'è grisi, c'è grossa grisi, direbbe Quelo.
E quando c'è grisi e non si sa dove guardare e dove sperare ci si aggira smarriti, incattiviti. pronti a piangere o picchiare. un nero per dei biscotti. un capellone per una sigaretta. un frocio perchè è frocio. ma se mi toccano là dov'è il mio debole, allora frigno, chiedo, esigo, mi aggrappo a quelli che in un paese civile sarebbero diritti, ma che da noi son sempre stati dati e fatti passare per privilegi. perchè non ci basta essere cittadini, ma vogliamo e preferiamo essere vassalli o valvassori, con sopra il conte e sotto la plebe. essere insomma una borghesia in grisaglie, dei capufficio. piccoli piccoli. ma i tempi son brutti. ai capufficio gli levano le scrivanie piccole e grandi, i brokers mettono le penne e le foto del dalmata nella scatola di cartone e vanno smarriti non sapendo fare altro che vendere favole agli sprovveduti ingordi che volevano rendite del 20%. e che nessuno pensi ad analogie tipo gatto e volpe, campo dei miracoli. a me gli speculatori, anche di basso profilo, inculati dai bond argentini han sempre fatto poca pena, come quelli che davano milioni alla premiata ditta wanna marchi & co.

c'è grisi, quindi, e non ci sono ammortizzatori etici, culturali, economici per sopportare, capire, rimediare. siamo allo sbando, allo sfacelo, in recessione.

chi ha in mano le redini minimizza, scarica le colpe. e mostra la corda. in questo circo barnum dove la percezione delle cose sta sostituendo sempre più la conoscenza delle cose, non trova altro che fare il possibile per fare assomigliare questa discarica in un mondo mulino bianco.

volevo fare un post ironico, sarcastico, sulla riforma della scuola fatta coi grembiulini neri, i voti espressi in numeri, la maestra unica, possibilmente zitella, emaciata ma arsa dentro dal fuoco dell'insegnamento.
volevo proporre la reintroduzione dei geloni alle mani dei bambini, dei colletti di trine, delle scarpe di vacchetta, dei tram a cavalli. volevo sottolineare quanto ridicola fosse questa impostazione a fronte di una complessità sociale e culturale che una sola maestra era inadatta a fronteggiare, saltando rocambolescamente da una branca dello scibile all'altro, lingue estere incluse.

volevo suggerire quanto si volesse introdurre un rovesciamento causa effetto, sperando che dall'autoritarismo (tipico della destra) si potesse passare all'autorevolezza. e quanto questo delegare ad una figura forte e indiscutibile fosse indice di una inadeguatezza da parte dei genitori a educare un mondo adolescente inselvatichito e, spesso, vuoto, violento, arrogante.

ma poi ho letto questo articolo che coglie il fenomeno, alle prime incomprensibile, di come a fronte di una plateale situazione di sfascio, il consenso verso il governo aumenti. come se si fosse imboccata una discesa a freni rotti, un cupio dissolvi, dove tanto peggio tanto meglio. di schizofrenica soddisfazione per le proprie palle tagliate. dove i dipendenti alitalia ridono e applaudono al fallimento della trattativa. dove i puttanieri votano chi, indossata la lunga veste nera da prete d'antan, ramazza le strade dalle puttane,e poi lo becca a contrattare, il puttaniere, e lo multa e lui dice " non li voto più !" ma come non li voti più ! ma glielo hai detto tu di farlo !

sempre di più vedo un mondo vissuto su due piani, su due livelli. con un sottile schermo fragile e trasparente, dove scorrono le immagini struggenti di un mondo che abbiamo perduto, che crediamo erroneamente di aver avuto, che non c'è mai stato, ma che SAPPIAMO di aver perduto. perchè abbiamo perduto la speranza di poterlo avere. e con un gioco strano di lenti e prismi e rimpianti e speranze e delusioni, quel futuro che non riusciamo a scorgere, a immaginare, a sperare, è diventato un passato perduto, un eden mitico, fatto anche di mastre, di grembiuli neri. ci rinchiudiamo da soli in un truman show, chiudendo gli occhi per non vedere i fondali posticci. e applaudiamo forte, sempre più forte, fino a stordirci.

Nessun commento: