mercoledì 15 ottobre 2008

Un Uomo



C'era un uomo che contemplava il suo ombelico; aveva sempre trovato comodo e piacevole farlo. Mai s'annoiava a mirare e rimirare quel nodo che tratteneva dentro di sè la vita. Quel nodo mirabile nella sua semplicità ed essenzialità era affascinante. Ogni volta trovava nelle piccole pieghe della sua stessa pelle itinerari fantastici. E quest'uomo mai e mai e mai smetteva di studiarlo, giorno dopo giorno. E accanto a lui passavano giorni e soli e nubi e cavalli e morti ed eserciti e greggi e feste e belve e stelle, ma nulla lo distraeva e mai alzava lo sguardo. Ma venne un giorno in cui una farfalla multicolore si posò sul suo ventre, sul suo ombelico. Impercettibilmente l'uomo inarcò un sopracciglio, turbato da questa visione, da questo corpo estraneo che gli chiudeva lo sguardo. Dopo un primo disappunto comunque cominciò ad osservare questo animaletto che lievemente sbatteva le ali, fermo. E notò per primi i suoi colori smaglianti, i disegni che arabescavano le sue ali, i minuziosi peli delle zampette, le lunghe antenne e quella esile proboscide che la farfalla srotolava e riarrotolava saggiando il sapore di quel liscio fiore rosato. Pian piano la sua mente si perse in quel caleidoscopio fremente di vita, così fragile, così complesso, così lieve ma forte, e un sorriso increspò il viso dell'uomo. E il tempo passava. E venne un leggero vento e forse un profumo di fiori o forse quel fiore di carne non saziava l'appetito della farfalla, fatto si è che con un battito di quelle ali sgargianti si inerpicò nell'aria e dolcemente scivolò via, di lato, fino a scomparire. L'uomo ristette perplesso, esitando se alzare lo sguardo, se seguire nel volo quella scaglia di vita. Ma il turbine di carne accolse ancora i suoi occhi, e continuò a intessere la trama nella visione del suo bottone. Un velo leggero inumidì i suoi occhi. E tornarono a scorrere le acque del fiume che lentamente lo sommersero, facendolo scomparire.

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