mercoledì 3 novembre 2010

Che Faber e Villaggio mi perdonino.




Re Silvio tornava da Bruxella, lo accoglie la sua terra cingendolo d'escort
al sol della calda primavera lampeggia l'abbronzatura del sire trombador

ma più che del corpo le ferite da Silvio son sentite le bramosie d'amor

"se ansia di lodo e sete d'onore, spegne il potere al vincitore, non ti concede un momento per fare all'amore"

così si lamenta il Re padano s'inchina intorno il grano gli son Corona i fior quand'ecco al telefon si compone mirabile visione un numero d'amor

nel folto della notte buia l'anagrafe s'ignora la Rubia è dal questor

Ei si ricorda di gnocca sì bella mai lui non colse siffatta pulzella
impetra menzogne ed inganni inanella

ma più dell'onor poté l'abuso s'impone come è aduso,il sire si incazzò
codesta era l'arma sua segreta da Silvio spesso usata in gran difficoltà

il pula ricordava un pelatone e un volto da caprone ma era sua maestà

Cavaliere egli era assai valente ed anche in quel frangente d'onor si ricoprì
e giunto al fin della bugia di arabo la zia lui lesto s'inventò

ma più tardi sbraga la giovinetta che repente alla gazzetta squaderna ciò che fu

E' mai possibile o porco di un cane
che i bunga bunga in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi puttane

e anche sul prezzo c'è poi da ridire ben mi ricordo che pria di partire
auto e prebende alla Mora ne detti e non eran due lire

Ciò detto agì da gran cialtrone, sul frocio un battutone e di cavarsela sperò.